LA LEGGENDA DELLA VALLE DEI PASSERI
Splendidi sono i luoghi che circondano il lago Maggiore. Terre
lussureggianti, atmosfera magica e una storia ricca di leggende e
misteri. Nelle strade di Taino e di Cheglio, per esempio, si sente spesso raccontare la vicenda dell’eremita, una storia meglio conosciuta come “la leggenda della valle dei passeri”.
Un tempo, nei boschi che dividevano i due villaggi viveva un eremita. Un uomo magro, dal passo silenzioso, vestito solo di una lunga tunica scura. I riccioli mori incorniciavano un viso buono su cui aleggiava sempre un sorriso dolce. Non si seppe mai quali furono le circostanze che lo portarono tra i boschi, né quando né pe
rché decise di allontanarsi dagli uomini, si sa solo che presto la sua figura comparve tra gli alberi secolari di quei luoghi. La sua vita trascorreva placidamente tra la preghiera e la cura degli ammalati che da lui cercavano conforto e sostegno. Gli abitanti di Taino e di Cheglio lo guardavano con occhio malevolo e, presto, iniziarono a deriderlo per il modo bizzarro in cui vestiva e per quello stile di vita che non riuscivano a capire. Più erano numerosi gli scherzi a suo danno più l’eremita si rifugiava nella preghiera. Le preghiere però spaventavano gli abitanti pagani della zona e così le risa di scherno non tardarono a tramutarsi in parole d’odio. Tanto cattivi furono i tormenti che gravavano sul giovane e tante le sue preghiere e le sue lacrime che i santi Cosma e Damiano decisero di intervenire in suo aiuto.
A quei tempi una grande siccità colpì la zona, le strade erano ancora malmesse e trasportare l’acqua dal vicino Lago Maggiore diventava un’impresa sempre più difficile. Gli abitanti erano disperati, i capi del villaggio di Taino allora si riunirono al limite del bosco per cercare una soluzione al problema. Il buon eremita per caso passò vicino al consiglio e subito fu additato e deriso. I santi Cosma e Damiano decisero che quello era il momento di intervenire. Quando l’eremita cadde in ginocchio piangente, una moltitudine di piccoli uccellini lo circondò, le loro alucce sbattevano veloci e pian piano la terra acconto a lui iniziò a disperdersi nell’aria. In pochi minuti gli uccellini avevano scavato un grandissimo fossato. L’eremita alzò gli occhi sbalordito e vide i passerotti volare via, pensò che fosse finita lì ma presto un uccellino fece ritorno con una goccia d’acqua nel becco che andò a depositare nel fossato. Dopo di lui tutti gli uccellini fecero ritorno e lasciarono cadere nel fossato tante goccioline d’acqua. A sera il fossato era ormai divenuto un torrente e nacque così la Valle dei Passeri. Gli uomini del villaggio non riuscivano a credere ai propri occhi, corsero subito dall’eremita e lo strinsero in abbracci calorosi. La voce che quell’uomo solitario fosse fautore di un tale miracolo si diffuse e tutti gli abitanti, grandi e piccini, accorsero a ringraziarlo.
L’eremita con il cuore più leggero e riscaldato dall’affetto dei suoi
nuovi amici tornò nei boschi a riposare. In cuor suo sapeva però che non
era merito suo se adesso il villaggio godeva di quell’inesauribile
fonte d’acqua e alla fine capì che una forza più grande di lui era
intervenuta quel giorno.
Il mattino seguente si recò nella chiesa di San Damiano a Cheglio
e dipinse una corona di passerotti intorno ai volti della Vergine e dei
due Santi, che egli aveva riconosciuto come i veri artefici del
miracolo. Improvvisamente le campane iniziarono a suonare e tutti gli
abitanti accorsero. I santi mossi da tanta dedizione e modestia avevano
donato all’eremita la vita eterna. Alle porte della chiesa gli uomini
videro l’eremita circondato dalla luce divina e da allora ogni anno il
25 Gennaio si recano in pellegrinaggio alla chiesa per ringraziare i due
Santi Cosma e Damiano e per raccontare ancora una volta la leggenda dell’eremita e della valle dei passeri.
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