venerdì 31 dicembre 2010
Fumetti d'Italia Aprile 1992
C'era una volta Magnus
il grande autore bolognese sta lavorando al Texone western che vedrà la luce il prossimo anno; 224 pagine di tre strisce l'una, un lavoro lungo sul quale Magnus, probabilmente, dovrà lavorare tutto il 1992
DI ANTONIO S. SASSU
Magnus sta da tempo realizzando un Tex della serie speciale e gigante, il cosiddetto Texone, e il binomio tra il personaggio e l'autore non poteva non creare una grossa aspettativa. I pochi privilegiati che hanno avuto modo di vedere il (poco) materiale realizzato ne parlano come di un lavoro epico, eccezionale e stupendo, che vedremo pubblicato nel 1993.
E' storia recente, e poco nota, che Magnus si è ritirato in una località dell'Appennino per poter meglio concentrarsi sul lavoro e forse per cogliere ulteriore ispirazione dal contatto con madre natura, lontano dai fumi e dai rumori della città, quasi un'eremita in un luogo sperduto che ogni tanto arriva a Milano per discutere con i responsabili del progetto il lavoro fatto e quello da svolgere.
Come mai questa decisione di trasferirti in un luogo isolato?
Beh, a casa mia la situazione è così: ho i figlioletti che non sono più piccolini, uno andrà al liceo artistico (che Dio lo protegga!) anche se io gli dico sempre di fare delle cose serie nella vita e non sciocchezze; la ragazzina sta per terminare le medie e mia moglie lavora come fotografa. Ad un certo punto mi sentivo straniero in casa, la mia vita bruciava come una bistecca che doveva essere rovesciata. Per cui fuggii in Appennino con pochi vestiti e l'obbligo di tenere una certa dignità dato che vivo in un albergo; il solo fatto di dovermi presentare ordinato a pranzo e a cena mi ha fatto bene.
Non potrei assolutamente abitare in un appartamento, mi troverei in una situazione
più solitaria e più squallida, invece in albergo ho la dignità di un maresciallo della forestale in pensione.
Per quanto riguarda la tua permanenza sull'Appennino (e non riveliamo il luogo) come passi le giornate a parte il lavoro?
Le giornate sono scandite dal fenomeno giorno/notte assoluto. Ad un certo punto la mattina si apre con varie seduzioni di ordine naturale, non d'inverno perché adesso c'è freddo ed è poco agibile uscire col vento, ma c'è una caratteristica: arriva un vento tiepido dalla Toscana e lassù non c'è mai nebbia, che si incontra un po' più da basso. Siamo a duecentocinquanta metri di altitudine, e tutto il paesaggio è miniaturizzato e cose che possono sembrare terribili canyon sono in realtà collinette tagliate dal fiume, di cui non si dice il nome. Comunque anche lassù è trapelata la notizia della mia presenza, e allora cosa è successo: sono scesi in motocicletta dall'alto del monte per venire a conoscere quello che disegna Tex Willer, che non sono io, naturalmente, però capisci, adesso se incontro qualcuno sono felicitato da tutta la fama di Tex Willer, perché l'hanno data a me. Dicono: se lei disegna Tex Willer, basta! Sono orgoglioso di conoscerla. E questo è un impegno anche a farlo bene, al meglio delle mie possibilità.
La tua permanenza è stata considerata una cosa strana, curiosa oppure naturale?
Sono stato assolutamente adottato, diffidato ad andarmene e tenuto a raccontare di Tex Willer e Kit Carson quasi fossi... hai presente il Davy Crockett che in Pecos Bill le sparava sempre grosse? Così io, che vicino al fuoco affermo che ho conosciuto il signor Willer, e racconto storie incredibili e loro sono commossi.
Quindi consideri Tex ormai il tuo compagno?
Tex divide il letto con me, e assolutamente è presente continuamente anche se poi ho lavorato molto piano nella prima parte perché avevo paura di fare un lavoro troppo approssimativo. Invece camminando con gli zoccoli su una roccia scivolosa, passo dopo passo, ritengo di aver inquadrato tutta la storia nella sua giusta dimensione. Questo metodo ha fatto impazzire i responsabili di Bonelli, che sono abituati a dei ritmi molto più intensi.
Come ha vissuto la redazione bonelliana questa esperienza di un Tex gigante realizzato da un autore come Magnus?
Non se ne è neanche accorta. Sono oberati di lavoro, da decine di titoli di albi. Io sono un cercatore di tartufi che arriva ogni tanto e la mia presenza è stata assolutamente irrilevante, almeno sino a questo momento. In futuro potrà essere diverso perché mi sono liberato da impegni precedenti, tipo "Le femmine incantate" e alcune copertine, per cui sarò quasi esclusivamente impegnato con Tex.
Quale è il titolo della storia che stai disegnando?
Non lo posso dire perché il titolo è segreto: se lo si dice, al momento della pubblicazione è già vecchio, già conosciuto.
La storia è composta da un numero di pagine uguale a quello degli altri Texoni?
Esatto, sono duecentoventiquattro pagine più sedici di testo.
Come hai reagito quando ti hanno proposto di disegnare il Texone?
Con un po' di panico perché mi sono sentito addosso quasi una condanna a morte, però lo faccio volentieri perché i fumetti (secondo me immeritatamente), mi hanno dato molto e c'è una grande massa di lettori finalmente entusiasta di un personaggio senza macchia e senza paura alla quale io dedico questo lavoro. E lo faccio veramente per loro, non per l'editore o per il personaggio, ma per la gente che magari mi ferma per strada e si complimenta.
A che punto è il lavoro?
Anche se ci lavoro da tempo, posso dire che comincio da oggi, con le tavole che ho appena consegnato. Ho il grande vantaggio di avere già realizzato cento pagine con le matite definitive e di averne inchiostrate quaranta, quindi tra un mese, un mese e mezzo, saranno tutte terminate in quanto le matite sono precisissime, e ne restano da realizzare altre centoventi per concludere l'albo. Se pensi che ritengo di cominciare adesso e che ho già tutto questo vantaggio
sono facilitato, anche se il mio Tex uscirà nel 1993.
C'è stato un periodo in cui eri considerato estremamente rapido. Per quanto riguar-
da Tex quanto tempo ci metti a fare le matite di una tavola?
Ci vuole molto tempo per le matite proprio per delle esigenze di disegno realistico per cui non posso usare certi segni di sintesi che sarebbero troppo rudi. E' tutta una cosa più morbida dove si tiene conto della luce, tanto che io ho dovuto studiare Galep e rifarmi alla sua lezione. Sempre inchiostrare tenendo conto della provenienza della luce in modo che il segno grosso sia nell'ombra ed il sottilissimo nella giusta luce. Galep ha delle sottigliezze impressionanti sicché un pennarello 0.1, che è il più sottile, è grosso per Tex se pensiamo alle cartucce nella cartucciera, al manico della colt, e a altri dettagli simili, il disegnatore deve avere polso d'acciaio e occhio d'aquila, perché se varia un tratteggio anche di poco rischia di fare uno stivalone, un cappellone, un rivoltellone e altre cose del genere.
Ci sono 38 pagine che mi accingo ad affrontare, dove un fatto ne segue un altro e dove l'orologio scandisce il tempo dalle dodici sino alla mezzanotte, e io non ho ancora l'idea di come sarà la luce all'inizio della sequenza e di come lo sarà alla fine. Per questo motivo inchiostrerò queste 38 pagine rispettandone la sequenza dell'orario.
Ti trovi bene a disegnare Tex Willer nell'Appennino o preferiresti essere nel Gran Canyon?
Qui nell'Appennino senz'altro, anche se però il Gran Canyon... Io ho delle foto dei luoghi di Tex che nei fumetti non si sono mai visti. Penso alla foto di una segheria dell'epoca con alberi così giganteschi che dieci uomini non riuscirebbero ad abbracciarne uno e mi immagino i personaggi che diventerebbero delle miniature.
Allora ben venga l'ispirazione dall'Appennino dove burroni, precipizi e situazione selvagge ne troviamo a iosa, e più a misura dei personaggi del fumetto.
Comunque confesso di essere stato preso da questa storia, e non riesco a immaginarmi oltre se non dopo averla finita, se non dopo che sono uscito correttamente da questa impresa che è diventata una sfida mica da poco, perché mi rendo conto che il mio segno è limitato in quanto poco adatto allo stile eroistico che ci vorrebbe per Tex. Faccio molta fatica per stare in un minimo di decenza stilistica e devo dire che ci saranno delle belle luci perché sono andato a riscoprire il West delle incisioni dell'800, ombre comprese. Un fan, che già mi voleva bene per Alan Ford e che quando ha saputo di Tex ha esultato, mi ha regalato in fotocopie ingrandite un catalogo dove veniva offerta merce di tutti i tipi: orologi, scarpe, posate, pompe da giardino, attrezzi agricoli, pistole Colt 45, la Gatling, praticamente tutto quello che poteva essere comprato per corrispondenza con nomi e indirizzi dei produttori. E su questo catalogo ho trovato persino anche immagini di certe fabbricone con cento ciminiere e un fumo incredibile, dato che allora non c'era il problema dell'inquinamento e la potenza industriale la si misurava in base alle ciminiere che sembravano tanti vulcani in attività.
Per non parlare poi dei vagoni ferroviari che hanno i sedili ricamati, e lampade a gas, tutte cose che da noi non si sono mai viste, neanche nei film.
Da quel poco che ci è dato di sapere possiamo intuire che c'è il protagonista, i cavalli, gli arredi e luci particolari. C'è anche una donna per caso?
C'è la femme, una terribile, bella, di esotica stirpe, molto cattiva e anche una buona ragazza onesta.
Ti sei attenuto alla tradizione bonelliana del Tex tutto di un pezzo?
Io avrei voluto disegnarlo in mezzo ad un mucchio di signore che lo invitano a cento feste, ma non posso forzare la situazione oltre una certa misura: Oltretutto dovrebbe togliersi la camicia e indossare un abito, io l'avevo persino già disegnato in gessato, cioè in completo nero con le righine verticali...
E quando lo ha visto Bonelli, gli è venuto un colpo?
No, mi è venuto dietro con l'ascia di guerra... •
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