Carmine Bellezza

Carmine Bellezza
Funzionario al basso servizio del paese

lunedì 15 marzo 2010

Puntinissima si rifa...



Prima parte

Per chi negli anni 30/40 poteva ancora giocare nelle strade di città o nei paesi, o nei « Giardini Pubblici », le figurine rappresentavano una merce-gioco, come le palline di terra, o, a volte, le monetine da cinque o dieci centesimi.
La funzione della figurina era allora triplice: 1) l'illustrazione, cioè i vari Mollo, Olmi, Caligaris, Saponaro, Leoni, sempre in primo piano perché i campi lunghi erano snobbati,
2) il peso-carta-figurina. Ce n'erano di quelle che «volavano basso » e di quelle che non mantenevano la traiettoria,
3) il collezionismo, fatto semplicemente di mazzette con l'elastico.

Un senso di ricchezza.

A casa alla sera si sparpagliavano sul tavolo, si guardavano o si inventavano nuovi giochi. Si esaminava con tristezza la figurina sciupata, per « le battaglie » sostenute durante il giorno, o perché scambiata con una doppia nuova.
Le battaglie giornaliere si scatenavano sempre davanti a un muretto.
A Milano era di gran voga la « Pitta ». Un bambino lanciava con l'indice e il medio la figurina contro un muro. II secondo faceva lo stesso cercando di coprire la figurina, il terzo idem e così via. Ogni figurina coperta era catturata. Naturalmente era avvantaggiato chi tirava per ultimo, per cui le grida più frequenti erano « ùltim » o ùltim, cassa da mort in puiver », o, dalla voce del bambino arrivato fresco fresco da Torino « Ùltim, stragaba ùltim, bùn per mi ».
Una delle leggi inderogabili era il « Puntintssima si rifa », quando due figurine si toccavano appena d'angolo ed era troppo difficile stabilire quale delle due coprisse l'altra.

Alla sera quando suonava la chiusura dei giardini o le rondini gridavano nelle piazze dei paesi ai tramonto, ognuno tornava con le proprie mazzette, e se erano troppo assottigliate progettava immediatamente di acquistarne di nuove alla mattina dal cartolaio davanti alla scuola.
Ma mentre noi giocavamo a« muretto », i grandi giocavano con le figurine avere ». Era il periodo del Feroce Saladino e del concorso Perugina.


Dal gioco, povero, delle figurine in sé, all'orgia del concorso, al collezionismo puro.
Allora tutti in caccia del dono, del premio, delle tazzine rosse da caffè o, per 150 serie complete, della Fiat; oggi la collezione fine a se stessa per il piacere di guardare la figurina, di avere l'album, di incollare, di completare o non completare per cominciare una nuova collezione.
Da Liebig ai 4 Moschettieri a Topolino, a Panini.

A parte, quindi, la figurina come gioco, come illustrazione e carta da usare «sparpagliata», il «lancio» vero e proprio come collezione iniziò quando nel 1872 Justus von Liebig, fondatore della società che porta il suo nome, ebbe l'idea di promuovere la vendita dell'estratto di carne con delle figurine che veni¬vano date in omaggio a chi comprava un certo quantitativo di prodotti.
Ogni serie di figurine Liebig era, ed è tuttora, composta di sei soggetti illustranti un determinato argomento.
Un tempo erano un modello di raffinatezza, per soggetto, disegno, stampa, e utili testi illustrativi al retro di ogni figurina. Oggi le idee delle serie e l'esecuzione grafica sono molto scadute.
Peccato, perché una compagnia come la Liebig potrebbe utilizzare i migliori artisti di tutto il mondo per rilanciare un'idea ottima sia sul piano artistico che su quello commerciale. Comunque le poche collezioni complete, se ne esistono, hanno oggi un valore enorme, mèntre alcuni eccezionali specialisti si battono tuttora nell'esegesi di tali figurine e nella compilazione o revisione o correzione periodica di cataloghi.
In seguito, negli anni trenta, la Perugina ottenne un grande successo di vendita inserendo nelle confezioni dei propri prodotti figurine di valore differenziato creando un mercato di « rarissime ». Contemporaneamente alle trasmissioni radiofoniche dei « Quattro moschetteri », musicate dal maestro Storaci e con i testi di Nizza e Morbelli, il lancio delle figurine Perugina diventò un fatto nazionale.

Le figurine Perugina dettero luogo a un mercato non certo di « muretto» ma a livello di industriali.
Erano state disegnate da Bioletto, che contribuì non poco al successo dell'iniziativa. Bioletto fu fra l'altro il grande collaboratore del Guerin Sportivo, ai tempi di Colombo. Le sue interpretazioni grafiche dei giocatori e delle squadre, viste come « il Diavolo », il « Biscione », la « Leonessa », coincisero con gli anni d'oro del Guerino (prima dell'avvento di Brera).
Come Silva disegnava le azioni di Boffi sul « Calcio Illustrato », Bioletto commentava quelli che potevano essere allora gli articoli di Brera. O Brera avrebbe preferito Silva? Non so.
II successo comunque fu di Bioletto Perugina insieme ed è un peccato che oggi Bioletto, ancora attivissimo e pieno di idee, non ci dia più i disegni, o le figurine, da giocare o da guardare.

Poi ci fu Mondadori-Elah con le figurine di Topolino, un'orgia a colori per i ragazzi, finalmente destinatari diretti delle figurine non da gioco ma da collezone. I grandi avevano un po' ceduto. Ci scatenavamo noi, sulla scia dell'amore per Walt Disney e per i fumetti.

Chi non ricorda la gioia deil'« Albo d'oro •contenente una Figurina premio
Topolino?
Era lì, pronta da staccare, tutta a colori, e da incollare sull'album.
Ma certe volte mancava.
Rubata, intercettata, distrutta, scambiata.
E uno non aveva l'età per scrivere, chiederne altre. chiedere l'album, il numero soeciale dove c'era quella figurina.
Quando la si aveva era una gioia. era oro.
E non si giocavano mai a « Pitta ». Troppo preziose. Si continuava a qincare con auelie di Olmo, Leoni. Guerra. Piola e Binda. Quelle della cartoleria.

La raccolta delle figurine, da incollare nell'album secondo il bum attuale, pare derivi da un'iniziativa dell'editore spagnolo Fehr, di Bilbao. Durante gli anni quaranta diverse case editrici spagnole si occuparono della produzione di figurine, generalmente dedicate ad argomenti didattici, quali la fauna, la flora, i cristi, i pericoli, ecc. Sul finire degli anni 40, un editore spagnolo.
La Fuente, venne in Italia per stampare da noi, in riedizione, le proprie figurine.
Essendo sopravvenute difficoltà, soprattutto di ordine valutario, egli rinunciò a realizzare in proprio le raccolte: stabilì tuttavia un accordo con un intraprendente esponente dell'editoria popolare a dispense, Lotario Vecchi, il quale realizzò nel nostro Paese - con alcuni idonei adattamenti - le prime collezioni di figurine, che raccolsero immediato successo.
Per almeno un decennio la Casa Editrice Lampo, in cui il Vecchi si era associato ad un giornalista sportivo ora defunto (Vincenzo Baggioli), mantenne una posizione egemonica in Italia, specie nella produzione di figurine didattiche e sportive.
Tale predominio non impedì che un po' dappertutto sorgessero nuove aziende, prevalentemente di carattere artigianale, che tentavano la fortuna nel campo delle collezioni di figurine, oppure realizzavano contin¬genti di figurine da inserire - a titolo di propaganda - in prodotti di largo uso fra i bimbi, specie caramelle ed altri dolciumi. Frattanto, seppure con diverse modifiche connesse agli usi locali, le « figurine » andavano diffondendosi in tutta Europa. Particolarmente ap¬prezzato ne fu sempre il valore didattico, talché ad esempio in Svezia il Ministero della Pubblica Istruzione dispose, una quindicina d'anni or sono, che i bimbi delle scuole primarie, insieme con altro materiale gratuito, ricevessero una dotazione di figurine.
Nel 1961 a Modena un distributore di giornali, Giuseppe Panini, allora trentacinquenne, intraprese a sua volta la realizzazione di una serie di figurine da riunirsi in album, avente come soggetto il campionato di calcio 1961-62.
La collezione, comprendeva, per ciascuna delle 18 squadre partecipanti al campionato di serie A, uno scudetto, una squadra completa e 15 figurine di singoli calciatori. In totale dunque, 17 figurine per squadra, cioè 306 figurine, da raccogliersi su un album che veniva posto in vendita a 30 lire. Ogni bustina contenente 4 figurine, veniva venduta a dieci lire. Il tentativo ebbe all'ini¬zio un buon successo, talché fu confermato e completato negli anni successivi.
Forse appunto per la sua origine del tutto familiare, le « Edizioni Pa¬nini » raggiunsero nel giro di pochi anni un grande incremento, tale da indurre i promotori a migliorare di molto il contenuto delle collezioni di figurine calcistiche, sotto i diversi punti di vista tecnico, grafico e redazionale.
Furono poi realizzate non solo le collezioni calcistiche, ma anche altre collezioni sportive, ed esemplari raccolte dedicate a temi didattici. L'esperienza delle «figurine» ha insegnato che, se è vero che i ragazzi non hanno il senso del risparmio e sono disposti ad acquistare ciò che colpisce la loro fantasia, d'altro canto possono vanta-re un'istintiva capacità di giudizio discriminativo, cosicché diventano presto competenti nella scelta e nell'acquisto.
In pratica, il ragazzo può essere vittima della « pubblicità occulta» una volta sola: fatta la sua esperienza, decide con incredibile fermezza il prodotto veramente rispondente alle sue esi¬genze, e a tale prodotto dedica per l'avvenire la sua attenzione.
Chiede però d'avere con il proprio editore di figurine un rapporto di parità: non vuole imposizioni, pretende raccolte divertenti, convenienti e ben fatte. La capacità di sintesi del bambino, insomma, è tale da conferirgli una possibilità di valido giudizio che molto spesso gli adulti non tengono in conto. E' ovvio che egli preferisce le raccolte divertenti, cioè quelle che non impongono un vero e proprio obbligo di studio: tuttavia, quando realizzate in modo da colpire la sua fantasia prima e la sua attenzione dopo, anche le collezioni didattiche possono conseguire un buon suc¬cesso, sempreché siano realizzate secondo uno schema sufficientemiente attraente, tale insomma da compensare il tempo e il denaro che il ragazzo sa di dover impegnare per completare la collezione.
Ragazzo o adulto. Dipende dal soggetto delle figurine. Noi adulti tor¬niamo ad essere collezionisti se la carta è«quella», se il soggetto è » quello ». Disposti tuttora a giocarcele « a quaté », oppure a incollarle, scambiarle, a completare la serie o l'album, giocando con la colla, e con la coscienza che un a-bum di figurine finito è una cosa. E non si ripete più. Caso mai, con quelle che avanzano « Puntinissi¬ ma, si rifa ».

g.f.
Ringraziamo per le notizie forniteci la Ditta Panini di Modena, la Ditta Buitoni di Perugia e la Compagnia Italiana Liebig. E inoltre un signore gentilissimo, uno dei maggiori collezionisti di Milano, che ci ha fornito le sei figurine Liebig




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